“Progetto Mnemosyne”, il primo libro di Mirco Goldoni

Intervista realizzata da Ilaria Solazzo per “ARTISTICAMENTE”.

Aveva il romanzo nel cassetto, Mirco Goldoni, poi un giorno di febbraio incontrò l’agente letterario Eleonora Marsella e quel romanzo uscì, finalmente, dal cassetto segreto della sua scrivania. Così è nato “Progetto Mnemosyne”: un testo dove i ricordi sono i protagonisti, dialoghi ferrati e ricerche ben costruite. Un testo per tutti, non solo per gli appassionati del genere.

Mirco Goldoni nasce a Bologna nel 1965 trasferendosi successivamente a Castelfranco Emilia (MO) dove attualmente vive. Ingegnere informatico appassionato di astrofisica, inizia a leggere fantascienza da giovanissimo e ne è ancora affascinato. Alla continua ricerca di nuove idee e punti di vista, osserva da angolature originali la realtà. Sono questi i contesti che riporta nei suoi racconti. Nel tempo libero suona la batteria a livello dilettantistico e presta servizio come volontario di Protezione Civile.

Trama del libro (in breve)

La mente e i suoi meccanismi hanno sempre affascinato e incuriosito l’Uomo. E’ per questo che uno stimato professore del MIT di Boston inizia, con il proprio staff, a cercare di studiarne gli angoli più reconditi, tentando di navigare attraverso quel dedalo inesplorato. Per fare questo verrà aiutato da un giovane e promettente studente, inizialmente attirato con l’inganno, in un esperimento che ben presto si rivelerà più pericoloso del previsto. Sarà lo stesso giovane ad effettuare i viaggi più impensabili, sempre affiancato dal professore che, lentamente, rivelerà tutti i propri segreti professionali. Insieme seguiranno tracce che li porteranno fino in Africa, scoprendo verità scottanti, affrontando situazioni imprevedibili e tornando infine a casa ciascuno con il proprio carico di verità. Verità che lo studente dovrà suo malgrado affrontare.

Mirco Goldoni si racconta…

Ciao, sono Mirco Goldoni, scrittore emergente, assiduo lettore, appassionato di astronomia, volontario di Protezione Civile, batterista dilettante, padre, marito e ingegnere informatico (il tutto nell’ordine che preferite). Sono nato 56 anni fa a Bologna, ora vivo a Castelfranco Emilia (MO), la patria del tortellino. Appassionato da sempre di fantascienza, prediligo quella nella quale l’aspetto scientifico sia preponderante rispetto a quello fantastico. A Febbraio 2020 ho pubblicato il mio primo romanzo “Progetto Mnemosyne”, un viaggio introspettivo nei ricordi e nell’importanza che essi rivestono per ciascuno di noi. Ho scritto anche diversi racconti brevi, drabble e incipit (sempre di carattere fantastico/fantascientifico) che potete trovare sul mio blog www.mircogoldoniautore.it e su altrimondi.org, un blog con il quale collaboro. Alcuni di questi sono stati pubblicati su diverse raccolte. Nelle mie storie cerco sempre di pormi in situazioni anomale, originali, esploro in continuazione il ‘what if’. Ora scusatemi, ma Unusuality, la mia astronave che mi permette di viaggiare nell’Universo (fisico e virtuale), mi sta ricordando che mi aspettano per una riunione su Saturno… Spero di incontrarvi presto in una delle librerie della Terra. Un saluto da Mirco.

INTERVISTA

Gentile, professionale, simpatico, intelligente, Mirco Goldoni, è questo e molto altro. Il suo libro è geniale. Scrive divinamente. Sono certa che “Progetto Mnesmosyne” conquisterà anche voi. Il mio invito è quello di leggere il suo libro tutto d’un fiato.

Ciao Mirco e benvenuto su “ARTISTICAMENTE”. Un vero onore averti mio ospite quest’oggi. Iniziamo con la prima domanda. Quando hai capito che volevi diventare autore di questo libro?

Grazie a te per l’opportunità che mi stai dando. Questo libro è nato due anni fa dopo oltre 40 anni nei quali mi ero limitato a leggerne tantissimi. La voglia di scrivere è nata all’improvviso leggendo una citazione del premio Nobel alla letteratura Toni Morrison: “Se non hai ancora trovato il libro che avresti voluto leggere, scrivilo!”. È così è nato “Progetto Mnemosyne”. Ho scoperto che dentro di me vi erano alcune idee che mi sarebbe piaciuto condividere con il mondo. Ho aperto il cassetto dei desideri, preso in mano una penna ed un quaderno e mi sono gettato nell’affascinante mondo dell’editoria italiana (Sorride).

Dove hai trovato l’ispirazione per questo libro? Ti ha insegnato qualcosa?

Nel libro ci sono molti argomenti presi a prestito da mie competenze lavorative (l’informatica) e da alcune mie passioni, l’astrofisica e lo studio del proprio io. Mi piace pormi quesiti relativi a quella meravigliosa “macchina” che è l’Uomo ed a come si sia integrata, (forse), nella Natura. Diamo tanto per scontati alcuni concetti quali i dejà-vu, l’empatia, l’istinto naturale e le potenzialità del nostro cervello senza però averne ben chiari i meccanismi che li regolano. Con questo libro ho tentato di dare una risposta o, (e sarebbe fantastico), accendere un interrogativo nel lettore.

Com’è stato vedere il tuo primo libro pubblicato? È stato l’avverarsi di un sogno?

Assolutamente sì. Ancora adesso ripenso con emozione al momento dell’apposizione della mia firma sul primo contratto e poi, vedere la copertina! Dietro a quell’immagine vi sono il mio lavoro, le mie idee, la mia fatica… tangibile, a disposizione di che ha voglia di condividere con me questo viaggio.

Ritieni di avere una tua kryptonite personale nella scrittura?

Ho provato più volte a seguire il consiglio “Scrivi ogni giorno, anche poco, ma scrivi!”, ma non fa per me. Non posso sentire la scrittura come un obbligo, deve rimanere un piacere. Mi trovo a non scrivere per alcuni giorni e poi arriva la sera che, terminato il lavoro, ho il cervello che esplode di idee che devo riportare a getto libero sulla carta. E così faccio notte fonda, ma mi diverto.

Qual è, a tuo avviso, la parte migliore e quella peggiore del mestiere di scrittore?

Premesso che ancora mi sento uno “che ha scritto due libri” e non uno scrittore, posso dire che la parte più interessante è quella di poter toccare le proprie idee, le proprie impressioni. Quando le rileggi sulla carta assumono connotati più nitidi, prendono forma. La peggiore, la più noiosa, è quella dell’editing, del ricontrollare quanto hai scritto, i refusi che ti perseguitano di notte…

Vorresti dire qualcosa ai lettori di “ARTISTICAMENTE”?

Vorrei poter dire che ho cercato di scrivere un libro originale, ma non sarei originale… (Ride). Posso, però, dire che nel mio libro e nei miei racconti cerco di pormi dei quesiti del tipo “Cosa succederebbe se…” e poi lascio scorrere il flusso degli eventi. Così ho fatto in “Progetto Mnemosyne”, mi sono chiesto: “Cosa succederebbe se fosse possibile leggere nei ricordi delle persone? Avremmo benefici o sarebbe devastante?”. Forse le risposte non sono così ovvie. Rimaneva da risolvere un punto: “Come rendere possibile la lettura dei ricordi?”. E qui ho dato fondo a teorie informatiche che, se non reali, sono almeno realistiche. Molti associano la fantascienza alla Space Opera, ma questo è solo uno dei tanti sottogeneri nei quali la fantascienza si suddivide. Io amo di più quella introspettiva, quella nella quale i viaggi li devi fare nel tuo io.

In foto l’editrice E. Marsella

Da giornalista curiosa ti domando: Qual era uno dei tuoi più grandi sogni da bambino?

Diventare un affermato astronomo. Ho ripiegato sulla fantascienza, puoi fare viaggi ancora più entusiasmanti.

Hai a disposizione un solo desiderio. Cosa domanderesti al genio della lampada?

Gli chiederei di offrire serenità per tutti, qualunque cosa significhi per ciascuno di noi. Sono del parere che trovare la propria serenità sia la chiave di tutto.

Se ne avessi la possibilità, quale domanda faresti al creatore dell’universo?

Gli direi: “Perché?”.

Grazie Mirco per avermi rilasciato questa intervista!

Le tue capacità professionali, cara Ilaria, erano indubbie e per questo mi sento di dirti che sei il top. Un grazie di cuore per tutto. Ti auguro tutta la fortuna che meriti.

Quest’anno cosa ci proponi di acquistare e di regalare insieme all’uovo ed alla colomba ai nostri parenti ed amici?

Ad esserti sincero oltre al  mio primo libro “Progetto Mnemosyne”, io consiglierei a tutti di comprare anche il mio secondo libro uscito recentemente dal titolo “Progetto Dedalo”… Trovo che il binomio cultura e cibo sia il TOP!

In foto l’editrice E. Marsella e lo scrittore Mirco Goldoni

“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. Italo Calvino.

Sito web ufficiale di Mirco Goldoni

https://www.mircogoldoniautore.it

Contatti social dell’autore di “Progetto Mnemosyne”

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https://www.facebook.com/mircogoldoniautore

https://www.instagram.com/mircogoldoni/

Dettagli prodotto

Titolo del libro: “Progetto Mnemosyne”.

Autore: Mirco Goldoni.

Editore: Mosaico Edizioni.

Progetto grafico: Silvia Bonomo.

Prima stampa: 15 febbraio 2020.

Lingua: Italiano.

Copertina: flessibile.

Pagine: 200.

ISBN-10: 8831412043.

ISBN-13: 978-8831412049.

Peso articolo: 300 g.

Prezzo di copertina: 16 euro.

Dove poter acquistare il libro online

https://www.mondadoristore.it/Progetto-Mnemosyne-Mirco-Goldoni/eai978883141204/

https://www.libreriauniversitaria.it/progetto-mnemosyne-goldoni-mirco-mosaico/libro/9788831412049

https://www.unilibro.it/libro/goldoni-mirco/progetto-mnemosyne/9788831412049

https://www.ibs.it/progetto-mnemosyne-libro-mirco-goldoni/e/9788831412049

Estratti del libro “Progetto Mnemòsyne” di Mirco Goldoni

Ora era Ted ad essere preoccupato, Mike non si faceva sentire da troppo tempo.
«Tutto bene Mike?».
«Certo Ted, perché?».
«Non lo so, è da un po’ che non parli».
«Ho l’impressione che le mie discussioni ti annoino, per questo taccio».
«Non mi annoi affatto Mike, vorrei parlare con te di tante cose, non solo della… ».
«Bellezza della Terra? Tranquillo, oggi proverò a non menzionarla, se quest’argomento t’infastidisce tanto. Di cosa vuoi parlare?».

«Parlami della tua gioventù, dei tuoi amici».
«Tutto molto tranquillo Ted. Ho frequentato un istituto tecnico, poi mi sono laureato in informatica. Come tutti avevo un gruppo di amici con cui uscivo. Non ho mai amato molto andare a ballare in discoteca, preferivo il cinema. Mi piaceva leggere, soprattutto romanzi di fantascienza».
«E cosa ricordi delle serate con i tuoi amici?».
«I pub a ridere e scherzare, e le risate. Eravamo tutti felici e spensierati».
«Perché parli al passato Mike? Ora non sei più felice?».
Ted si rendeva conto che stava inoltrandosi in un argomento delicato, ma doveva provare.
«Secondo te cos’è la felicità Ted?».
«Vorrei sentirlo dire da te Mike».
«Felicità, Ted, è svegliarsi ogni mattina con un proposito, un obiettivo da raggiungere. Uscire e vedere il mondo vivo, colorato. Felicità è sentire il vento sul viso».
«Basta così Mike, scusami ma devo andare, ho dei lavori da completare».
«Hai scoperto solo ora di avere qualcosa da fare? Così, all’improvviso?». Il tono di Mike si stava inasprendo, era notevolmente agitato. «Hai paura che ti parli della Terra? Non l’avevo ancora nominata. O più probabilmente ti dà fastidio la parola vento. E’ questa la parola che ti preoccupa? Vento, vento, vento! Vedi, non è successo nulla! L’ho nominata per ben tre volte ma siamo ancora qui, al sicuro. Il vento soffia, si alza, infuria, cessa… vedi quante cose può compiere il vento? Ulula, alita, aleggia, cade, fischia. Sì Ted il vento può anche fischiare
». Ormai il tono di Mike era diventato stridulo.
«Smettila Mike!».
«Come, non hai mai sentito il vento fischiare? Certe volte è un fischio acuto, altre volte greve; capita anche che ti rievochi una vecchia canzone che non ricordavi più. Da dove arriva quella melodia? Non arriva da nessun luogo, Ted, la riscopri dentro di te, era nascosta chissà dove, ma è sempre stata lì, aspettava solo il momento perfetto per uscire e portarti indietro nel tempo, nei ricordi».
«Smettila Mike! Basta!».
Ho finito Ted, ho finito. Lascia stare, non puoi capire.

Il professor Denver rimase pensieroso seduto sulla sedia; Ted continuava a segnalare la propria presenza con quella piccola, discreta, lucina lampeggiante. Dopo alcuni minuti riprese in mano il telefono.
«Logan International Airport, buonasera. Come posso aiutarla?».
«Buonasera signorina, vorrei prenotare due biglietti sola andata per Las Vegas».
«Il primo volo disponibile è il 2767 della Delta Airlines. Partenza domattina alle ore 6.15 con arrivo al McCarran International di Las Vegas alle 11.32. Scalo di cinquantacinque minuti al Salt Lake City International».
«Perfetto, le lascio i dati della mia carta di credito».
Ora l’ultima telefonata.
«Centralino, sono il professor Denver, può dirmi in quale blocco alloggia lo studente Frank Torricelli? Si tratta di un’emergenza». «Blocco N16, interno 34 professore». «Grazie».
Sono le 23.15. Fra meno di sette ore si comincia: mi hai sempre stupito Frank, ora, non deludermi.

«Sì Frank,» la dottoressa sembrò aver letto il pensiero del ragazzo «l’aspetto non è particolarmente accattivante, ma ti assicuro che Octo è innocua. I cavi che vedi servono a raccogliere le onde emesse dal tuo cervello; si tratta in sostanza di un sofisticato elettro-encefalogramma. L’unica differenza è che oltre a registrare le tue onde cerebrali, Octopussy dovrebbe consentirti di viaggiare nei ricordi».
«Se ho ben capito però non viaggerò solo nei miei».
«Hai centrato il punto Frank» il tono del generale Gabin divenne particolarmente serio «con questo strumento, e con le tue capacità, ci aspettiamo tu possa viaggiare nella memoria collettiva. Come ha detto la dottoressa, non corri nessun rischio fisico».
«Nessun rischio… fisico?».
I quattro militari si guardarono tra loro, poi fu John a rispondere.
«La macchina assorbe le tue onde e le visualizza su questo schermo» e così dicendo indicò il monitor posto sopra l’apparecchiatura «il tutto funziona a correnti impercettibili per cui i rischi sono nulli. Quello che Andrew voleva dire è che, se riuscirai ad entrare in contatto con Mnemosyne, come abbiamo chiamato quest’area di memoria globale, non sappiamo cosa riceverai. Possono essere tuoi ricordi che avevi rimosso per qualche motivo, o banalissimi ricordi d’infanzia di qualche tuo coetaneo, o ancora ricordi molto più duri di qualche brutale assassino oppure…».
«Oppure potrebbero essere ricordi di un abitante di Alpha Centauri» concluse Frank.

«Mi sta chiedendo di entrare nuovamente nella stanza con Octo?» il terrore si accese negli occhi del giovane.
«Ti sto chiedendo molto, lo so, ma forse sei l’unico che la può salvare. Non ho bisogno di una risposta immediata, pensaci con calma. Io fra poco più di cinque ore sarò laggiù e qualunque informazione riceverò potrà essermi utile».
Le dita del ragazzo giocavano freneticamente con il lembo del lenzuolo, gli occhi si riempirono di lacrime, la voce uscì tremolante. «Vedrò cosa riesco a fare prof., lei stia attento».
«Stai tranquillo ragazzo, ci vediamo fra due giorni, te lo prometto».
Così dicendo si alzò, strizzò l’occhio allo studente ed uscì dalla stanza chiudendo delicatamente la porta.
Frank, lo sguardo fisso al soffitto, aveva già deciso, avrebbe nuovamente affrontato Octopussy e in questa occasione sarebbe stato lui a prendere in mano il gioco guidandola nei meandri di miliardi di ricordi, immagini e sensazioni. Sarebbe stata l’ultima volta.
Ho tanti ricordi Octo, alcuni tristi e altri felici, ma sono sicuramente i miei. Tu non li sostituirai, fanno parte di me. I primi mi hanno dato forza, i secondi speranza.

2022 © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Questa intervista è stata rilasciata telefonicamente ad Ilaria Solazzo dallo scrittore Mirco Goldoni. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).