MOMKONG E I SUOI SCHELETRI NELL’ARMADIO…

Abbiamo qui oggi con noi Momkong un ragazzo Italo-algerino, il quale ha voluto raccontarsi all’interno di questa intervista per mettere in luce alcuni aspetti della sua vita. Ritiene di aver fatto delle scelte sbagliate che lo hanno portato a commettere degli errori. Si è fidato troppe volte di amicizie errate che lo hanno mal consigliato… da qui si è ritrovato a bere ed a fare uso di sostanze, a compiere azioni che non lo hanno fatto sentire in pace con se stesso. Momkong è cambiato tanto, è una persona nuova adesso… oggi ha deciso di aprire il suo cuore ai lettori per poter raccontare una parte della sua storia. Egli ritiene che la felicità e la saggezza passi quasi sempre da momenti tragici vissuti che poi portano l’individuo a rinascere. Desidera raccontare la sua storia complicata per far sapere a tutti che si può rinascere. Nonostante gli ostacoli che la vita gli ha posto davanti lui non ama vivere di tristezza, ama portare sempre allegria e gioia alle persone che lo circondano.

“Nessuno sa quanta merda mi sono mangiato nella mia vita! E nonostante tutto il sorriso non me lo toglierà mai nessuno”.

INTERVISTA

ILARIA – Ciao Mom, ti va di raccontare brevemente qualcosa di te ai lettori?
MOMKONG – Per anni mi sono sentito bloccato in una situazione di stallo. Vivevo una vita incasinata e piena di dubbi. La cosa che mi ha fregato è stato il mio essere impulsivo ed il voler uscire fuori di casa a prendere un po’ d’aria per svagarmi con gli amici. Le amicizie sbagliate, però, mi hanno trascinato in giri malsani. La depressione ad un certo punto mi ha bussato. Attacchi di panico a go go. Sensazioni di inquietudine. Gli occhi discriminatori di alcune persone mi hanno devastato dentro. Il disagio mi ha mixato emozioni… sembravo su una montagna russa. Non voglio essere più considerato come una persona “facile”, voglio essere considerato un ragazzo serio che sappia mettere un freno alle uscite ed alle conoscenze. Voglio iniziare a farmi una vita positiva basata sul raziocinio e soprattutto desidero usare la testa! Sono un tipo semplice a cui piace vestirsi sempre bene ed a cui piace andare in luoghi raffinati… ma questo non fa di me un bersaglio su cui gli haters debbano sfogare sui social le proprie frustrazioni.

ILARIA – Uno dei principali mali del nostro Millennio è la depressione, un fenomeno che qualche tempo fa era tipico della mezza età che adesso affligge, invece, soprattutto i ragazzi. Recenti studi hanno infatti, evidenziato proprio come la categoria di persone attualmente più depresse siano i cosiddetti millenials, il cui malessere esistenziale si manifesterebbe principalmente sotto forma di depressione, isolamento sociale ed in alcuni casi persino con tentativi di suicidio. Raccontaci il tuo punto di vista.
MOMKONG – Parliamo di ragazzi che, come me, si affacciano all’età adulta pieni di angoscia: confusi perduti, frustati. Si sentono depressi ed inadeguati, in preda ad una forte ansia. Il problema, in verità, parte da lontano ed in particolare in età scolastica. Bambini che crescono con l’ansia del voto e della prestazione fin dai primi anni di scuola elementare. Più di otto ore dentro un’aula, poi i compiti a casa. Nel mezzo tutti a fare sport dove però se non ti alleni non vieni convocato la domenica alla partita. Il bambino sente e soffre il fatto che non può fallire e quindi via di corsa a fare tutto e bene. Mentre cresci, ti insegnano che se non otterrai certi voti non passerai gli esami e non potrai fare quella certa cosa, perciò cerchi costantemente di migliorarti. E così assorbi una pressione enorme. Cresci con l’idea che l’università serva per forza, insieme ad un paio di Master pagati profumatamente e certificazioni di due o tre lingue. Le scuole di oggi e la società in generale si aspettano che si debba puntare sempre al massimo dei voti; ma se non ci si riesce, non ti forniscono nessuno strumento per gestire l’insoddisfazione. Questo è il grande problema. Manca la cultura della gestione della sconfitta. Vai avanti e ti accorgi che tutti gli investimenti che hai fatto, sia economici che di impegno personale in anni di studio non ti portano necessariamente al successo ed alla carriera designata. E allora entri nel vortice dello stress e della depressione. Passi anni ad accumulare titoli di studio e diplomi e alla fine ti accorgi che la ricompensa è diversissima da quello che ti avevano fatto credere. Non siamo adatti a questi ambienti di lavoro perché sono stati creati dalla generazione precedente, che ha come priorità fare soldi. Gli psicologi, da controaltare, parlano invece di ragazzi senza leadership, in cui l’eccesso della tecnologia e la cultura della gratificazione istantanea a tutti i costi, hanno creato una generazione prima dell’autostima necessaria e della forza per poter vivere sereni e con soddisfazione la propria vita. È importante che genitori, docenti, formatori, istituzioni, esperti lavorino tutti insieme per trovare un modello culturale diverso, dove l’individuo possa vivere serenamente i primi anni di scuola e possa diventare un adulto in grado di gestire la sconfitta e di vivere con serenità la propria vita, indipendentemente da quello che sarà il suo lavoro e le sue attività.

ILARIA – Gli attacchi di panico: cosa sono e perché vengono?
MOMKONG – L’attacco di panico è un messaggio che la tua mente invia perché vuole che ti fermi ad ascoltarla. Non è la situazione esterna che scatena l’attacco: è il mio mondo interno a crearlo. Innanzi tutto è importante fare una distinzione tra attacco di panico e ansia per evitare confusione. L’attacco di panico può essere descritto come una comparsa inaspettata di paura intensa che raggiunge il culmine nel giro di pochi minuti. I sintomi prevalenti sono: palpitazioni, sensazione di soffocamento, sensazione di essere fuori dalla realtà, dolori al petto, eccessiva sudorazione, paura di morire. Soprattutto vi è la preoccupazione persistente che l’attacco possa ripresentarsi in qualsiasi momento, senza preavviso, e per questo motivo si evitano situazioni in cui si è verificato l’attacco o in cui sia difficile trovare istantaneamente una via d’uscita.

ILARIA – Ma perché sopraggiunge l’attacco di panico? A cosa è dovuto?
MOMKONG – Per rispondere a queste domande bisogna prima fare un passo indietro. Sin da molto piccoli il nostro cervello registra eventi e situazioni incamerandoli in specifici ”cassetti”. Questi cassetti possono contenere eventi che ricordiamo facilmente oppure situazioni o episodi che vengono messi sottochiave e confinate in un angolo buio e polveroso della nostra mente… Prevalentemente per difesa. Ad ogni situazione o evento vissuto è associata un’emozione. Per cui se, ad esempio, alle elementari il mio compagno di banco mi prendeva in giro perché portavo l’apparecchio sarà anche l’emozione legata a quel ricordo che verrà registrata e messa da parte. Alcune delle informazioni, e di conseguenza le emozioni ad esse associate, vengono per l’appunto depositate in cassetti della mente a cui risulta difficile accedere; perché le emozioni ad esse associate sono troppo dolorose o inaccettabili, per cui la mente semplicemente le rimuove. Anche se rimosse non significa che siano sparite. L’energia legata a quell’emozione troppo dolorosa o difficile da accettare resterà in circolo, spingendo per andare allo scoperto sotto forma di sintomo legato all’ansia, attacco di panico, disturbo alimentare, ecc. Ogni evento vissuto nel nostro presente si lega a specifici eventi vissuti nel passato. In definitiva non è un evento esterno che determina il modo in cui io mi sento, ma il mio mondo interiore (fatto di emozioni, eventi passati, visione della vita in generale) che determina le emozioni che provo a seguito della situazione che sto vivendo adesso. E questo vale per qualsiasi evento io stia vivendo. L’attacco di panico è una voce che spinge per essere ascoltata. È la tua mente che sta inviando messaggi affinché tu possa fermarti e restare in ascolto. Solo ascoltando quella voce, e prendendoti del tempo per portare luce negli spazi dimenticati della tua mente, sarà possibile addolcire quelle emozioni grezze e renderle innocue.

ILARIA – Ti va di descrivere la parola viaggio?
MOMKONG – Come parola ho pensato a “palco del teatro” perché, come un viaggio, il teatro è un insieme di persone che si muovono tutte insieme. Il viaggio continua come uno spettacolo e, quando si conclude questo percorso, si chiude il sipario e la gita finisce, ma i ricordi rimangono.

ILARIA – Preferisci un viaggio fisico o mentale?
MOMKONG – Ho pensato ad un viaggio fisico perché, oltre a viaggiare fisicamente, viaggi anche con la mente: conosci nuove persone, nuovi territori e anche nuove emozioni.

ILARIA – A che film ti ispireresti per compiere il tuo viaggio?
MOMKONG – Per quanto riguarda il film, ho pensato a “Freedom writers”. Si tratta di un film di qualche anno fa, dove alcuni alunni si affidano completamente all’insegnante… dovremmo affidarci agli altri, per crescere meglio.

ILARIA – Cosa rimane di un viaggio, una volta tornato?
MOMKONG – Una volta tornato rimane molto. Oltre che le esperienze, anche la fiducia riposta nei compagni di viaggio e, in modo particolare, le nuove emozioni. (E poi una tonnellata di foto, dato che si fanno continuamente).

ILARIA – Qual è la cosa più normale della giornata, per te che sei una piccola star del rap?
MOMKONG – Non mi considero un divo. Tom Cruise, Matt Damon o Christian Bale lo sono. Io mi ritengo solo un rapper. Spesso non mi riconoscono neanche. Le mie giornate, quando non sono impegnato con serate, eventi o concerti, sono molto ordinarie, vado in moto, leggo un libro, mangio un piatto di penne all’arrabbiata, gioco alla play.

ILARIA – Ti ritieni una persona spirituale?
MOMKONG – Sì, sono algerino quindi musulmano. La meditazione mi ha fatto scoprire alcuni aspetti della mia identità. Mi ha aiutato ad avere la percezione di me stesso in relazione con gli altri. Ho imparato a superare le paure. Affrontarle fa crescere e ci fa apprezzare il dono della vita. Senza cambiamenti possiamo solo attendere la morte.

ILARIA – Anche nel film “Matrix” si va oltre la dimensione fisica… Sei d’accordo?
MOMKONG – È spirituale sotto tanti aspetti. È una storia che tratta temi importanti: risveglio, coscienza, amore, evoluzione, fede e rapporto tra le macchine e la razza umana. Mi piacciono molto i film concepiti come grosse produzioni, ma che hanno un significato profondo.

ILARIA – Hai la reputazione di una persona solitaria. Corrisponde alla verità?
MOMKONG – Sono solitario, ma non sono solo. Ho tanti conoscenti e pochi amici stretti, (li posso contare sulle dita di una mano); mi piace vivere, attualmente, in modo tranquillo, lontano dal mondo dello showbiz “troppo profumato”, anche se abito al nord. Sto lavorando a molti progetti e sono contento di come passo, oggi, il mio tempo. A volte, quando partecipo ad eventi mondani e sento le conversazioni superficiali di alcuni vip, mi ricordo il motivo per cui preferisco fare musica senza troppi riflettori indiscreti.

ILARIA – Qual è il segreto della felicità?
MOMKONG – Per me è ancora un segreto! Ma mi sto adoperando per scoprirlo. Chissà, forse prima o poi potrò rispondere seriamente a questa tua domanda.

ILARIA – Supporti associazioni di beneficenza?
MOMKONG – Nessuna in particolare, ma dono soldi quando mi rendo conto che c’è una necessità. L’ho fatto per i bambini malati di Aids, per l’AIRC, per l’associazione Peter Pan, ecc.

ILARIA – Il tuo sogno nel cassetto è…?
MOMKONG – Realizzarmi artisticamente e nel privato.

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“Ho iniziato a studiare musica quando frequentavo le scuole medie. Nel pomeriggio, prendevo lezioni di piano e di musica in generale. Poi alle superiori ho iniziato a scrivere i primi testi musicali basandomi principalmente sul genere rap e freestyle”. Momkong

Momkong e la sua musica viaggiano sul vagone del successo.

2022 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Questa intervista è stata rilasciata telefonicamente dall’artista Momkong in esclusiva alla giornalista pubblicista Ilaria Solazzo. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).